Chiave Genetica 36

Transito della Chiave Genetica 36

DAL 12 AL 18 MARZO


OMBRA: Turbolenza emotiva

La 36ma Chiave ha a che fare con una vera e propria battaglia emotiva, nota come la buia notte dell’anima. A livello collettivo aleggia la sensazione che ad ogni istante potrebbe accadere qualcosa di terribile. Possiamo dire che come Ombra collettiva la possiamo vedere molto bene nei mass media, nel loro modo costante di fare informazione terrorizzante che sicuramente aumenta la tensione e la sensazione di pericolo anziché rassicurare e creare calma. Gli antichi, utilizzando gli I Ching a scopo divinatorio, per chiedere cosa portava il futuro, si sono accorti che quando usciva il 36mo esagramma indicava una minaccia, una forte crisi o un pericolo. Lo hanno perciò chiamato: L’Oscuramento della Luce. Vivere in questo stato di allerta porta ad una continua tensione e nervosismo. Ma dal punto di vista dell’evoluzione, a livello collettivo, questo è utile per comprendere cosa è pericoloso veramente e cosa no e sviluppare il coraggio di entrare nell’ignoto. La 36ma Chiave rappresenta una componente della nostra chimica che incoraggia e spinge gli esseri umani a spezzare i limiti dell'esperienza. L'evoluzione utilizza gli esseri umani per testare i limiti esterni della coscienza stessa. Fino a dove si possono spingere, nell’oscurità, lì dove si trovano le paure e i miti. Questa è un’Ombra molto presente nelle relazioni interpersonali. La nostra difficoltà a gestire le emozioni ci conduce spesso nel dramma. Teniamo presente che la sua partner di programmazione è la Chiave 6 che nell’Ombra porta la frequenza del Conflitto (rappresenta molto bene la non comunicazione tra le parti). L’essere umano da sempre sogna una relazione amorosa armonica e parte di questo sogno contempla anche la sessualità (che spesso è collegata ad un forte senso di colpa). Alle basse frequenze si presenta come uno sconvolgimento chimico che invade il corpo, ma poiché non siamo preparati, spesso ne siamo travolti. Quest’Ombra si manifesta in modo stravolgente attraverso la sessualità, soprattutto quando sfocia in lussuria. Lussuria che altro non è che una bassa frequenza dell’impulso evolutivo che ci spinge ad infrangere un’altra barriera dell'esperienza e nel corpo viene percepita come qualcosa di forte, incontrollabile e travolgente. Spesso porta anche ad uno sconvolgimento emotivo. Quando ciò accade diamo una connotazione morale a ciò che sentiamo e lasciamo che paura o rabbia prendano il sopravvento. In realtà la lussuria è un’energia molto pura e quando ne facciamo esperienza, vivendola o reprimendola, sicuramente rende la nostra vita movimentata. Lo scopo della 36ma Ombra è questo infatti: aggiungere esperienze interessanti che vi spingano ad andare avanti. Ovviamente a questa frequenza, come una calamita attiriamo situazioni di crisi e se rimaniamo nella posizione di vittime, le situazioni continueranno ad arrivare finchè non ci arrenderemo alla nostra vera natura. Quest’Ombra è nota, tra i mistici, come La Buia Notte dell’Anima, in particolare si riferisce all'esperienza dell’ignoto. Questa è una prova che ci permetterà di vedere a quale livello siamo e al contempo ci offre la possibilità di andare oltre la sofferenza. Questa Chiave appartiene, come la precedente 63ma Chiave, la 37 e la 22ma, all’Anello Codonico della Divinità. Ognuna di queste Chiavi può risvegliare la coscienza più elevata che è racchiusa nel nostro DNA. Alleati della Grazia della 22ma Chiave, i 4 archetipi di queste Chiavi arricchiscono la Vita di esperienze e sfide piuttosto intense dal punto di vista emotivo portandoci nella buia notte dell’anima dove troveremo ad attenderci il Dubbio (Ombra della 63ma Chiave). Il tema che portano queste Chiavi è quello della Redenzione. Pian piano sentiremo come è potente lasciarsi attraversare dal dolore e dalla sofferenza, come se qualcosa di noi si alleggerisse. Quando riusciamo ad accogliere la nostra sofferenza, la nostra umanità, riusciremo anche ad accogliere la gioia che si prova ad attraversare il dolore con il cuore aperto, che in termini pratici significa senza negare il dolore.

Ombra Repressiva - Nervosa

Queste persone provano a resistere alla turbolenza emotiva, diventando nervose. Il nervosismo viene espresso anche attraverso l’aura. Hanno molta paura del cambiamento e provano a mantenere la calma. Questa strategia non funzionerà e porterà al risultato opposto scuotendo esattamente ciò che vorrebbero mantenere immutato. Reprimere ciò che sentono li porterà a rimanere intrappolati  nel sistema nervoso. Un altro tema riguarda la repressione della carica sessuale. Sono persone difficili da avvicinare e conoscere realmente.


Ombra Reattiva - Melodrammatica

Queste persone hanno una grande difficoltà a gestire con sincerità e trasparenza le loro emozioni e la loro sessualità. Spesso provano a nasconderle perché si sentono in colpa, e finiscono per attirare a sé relazioni sessuali e lavorative caratterizzate dal dramma, vissute come se stessero recitando in una commedia. Questo tipo di Ombra attira crisi che spesso vengono ritenute inaspettate. Per vivere in modo diverso c’è assoluta necessità di prendere contatto, con sincerità, con la carica emotiva e sessuale di cui dispongono.


DONO: Umanità

Quando riusciamo ad accogliere la turbolenza emotiva e sessuale che sentiamo, riusciamo finalmente a comprendere la nostra umanità. Capiremo che la sofferenza fa parte del nostro cammino evolutivo. E funziona così per tutti. Riuscendo ad accogliere che funzioniamo in questo modo, potremo smettere di sentirci vittime, e  iniziare a comunicare in modo trasparente. Ci renderemo conto che quello che accade a noi in un certo modo accade anche agli altri. Questo Dono è un Dono che si può solo guadagnare. Per mettere in pratica questo Dono abbiamo bisogno di andare in profondità dentro le nostre Ombre, la nostra sessualità e le nostre emozioni. Una volta fatto questo si accede alla possibilità di affrontare le situazioni emotive più complesse e dolorose con maturità e diplomazia considerando le emozioni di tutte le parti in gioco senza lasciarsi sopraffare. Il Dono della 36ma Chiave risponde alla stessa spinta della 36ma Ombra, sperimentare nuove sensazioni e situazioni per imparare da esse. Con questo Dono apriamo il cuore alla vita e spesso noteremo che le persone si rivolgono a noi quando vivono situazioni di stress. Il 36mo Dono accoglie il dolore, non lo combatte, sa che il dolore è presente in noi per insegnarci qualcosa e sa anche che abbiamo la forza per attraversarlo. Ci aiuta ad accettare che siamo umani e a sentire la grande umiltà che nasce dal sapere che la nostra forma umana è mortale. La 36ma Chiave è una sorta di ponte che permette ai corpi più elevati dell’umanità di discendere in quelli inferiori e trasformarli, come Cristo che accoglie in sé la sofferenza di tutti e la trasforma. Ogni conflitto emotivo è portato dalla 36ma Chiave, sia che l’abbiamo nel profilo o meno. Nel Dono abbiamo imparato ad accogliere il dolore e a smettere di sfuggirgli. Accogliere il dolore è segno di avere fiducia in noi e nella vita.  Chi ha questa Chiave nel proprio profilo sa che avrà a che fare con il tema della guarigione emotiva, sia personale che altrui. La vita delle persone che hanno questa Chiave nel loro profilo sicuramente non è monotona e porta la possibilità di vivere le esperienze più profonde e illuminanti in assoluto. Questo Dono insegna che la vita è fatta di dolore e piacere intimamente collegati. Lo scopo di questo Dono è di aiutarci a diventare umani rispettando gli altri e abbracciando la propria sofferenza in qualsiasi forma si presenti, smettendo di sentirsi delle vittime di qualcosa, qualcuno o della vita stessa. Dona il coraggio di entrare in questi processi profondi di accoglienza e ci porta alla forma più alta in cui un umano può esprimersi: la compassione.


SIDDHI: Compassione

Non esiste archetipo migliore della vita di Cristo per simboleggiare il cammino dall’Ombra alla Siddhi di questa Chiave. Cristo inteso come frequenza che rappresenta. Il Cristo sulla croce è un forte promemoria delle verità che racconta questa Chiave: siamo tutti mortali e la nostra umanità racchiude una grande bellezza. Ricordiamo che Cristo definiva sé stesso figlio dell’uomo. La frequenza che questa figura porta è ben precisa. Un uomo così potente che muore soffrendo in totale vulnerabilità sulla croce sembra tutto tranne che qualcosa di Siddhico. Ma questa è una Siddhi molto particolare, è il ponte tra l’uomo e Dio, tra essere vittime e arrivare all’illuminazione. È una Siddhi molto ‘umana’ dato che arriva solo attraverso la sofferenza intensa. È la sensazione che percepiamo quando il dolore inizia a passare. Come il Dono anche la Siddhi in qualche modo va guadagnata. Chi riesce ad accogliere il dolore e prenderlo come proprio insegnante, diventa qualcuno che può accogliere in sé il dolore di tutta l’umanità…così anche i piaceri e tutte le emozioni, virtù, vizi, desideri e tormenti compresi. E come in una storia mitica, attraverseremo un momento in cui sembra che tutto sia perduto, come accadde a Cristo sulla croce, ed è esattamente lì che la 36ma Siddhi ci mostra come la compassione che può nascere nel nostro cuore possa far compiere salti evolutivi impensati. In ogni viaggio mitologico che si rispetti c’è una prova finale, quando tutto sembra perduto, facciamo esperienza della Compassione, quella potentissima apertura del cuore che possiamo provare proprio in quei momenti. Chi arriva a questa Siddhi ha attraversato momenti di terrore, paura molto intensi e senza sapere come, ha lasciato andare la paura per arrivare a provare pace e compassione. Chi porta questa Siddhi ha occhi che emanano una luce brillante, voce gentile. e emanano una pace purissima. Portano cambiamenti nella vita di chi si imbatte in loro e aiutano le persone ad ammorbidire il loro cuore con la sola presenza, anche chi ha il cuore molto chiuso.

Esempi pratici:

  1. Arrivi al lavoro un po’ prima del solito e trovi la tua collega in bagno che piange disperata. Tanto disperata. Ti accorgi che ha anche un flaconcino di pillole e le chiedi se si sta sentendo male e se le va di raccontarti cosa sta accadendo. Tra un singhiozzo, un singulto e l’altro ti dice che non ce la farà mai a riprendersi dal dolore di quello che le è accaduto anche perché non è la prima volta e sente che non ce la può fare. Ti racconta che ha scoperto che il suo fidanzato ha in realtà un’altra fidanzata con la quale convive da qualche anno e che sta iniziando una liason anche con una tua collega dell’ufficio. Ti dice che è disperata perché capitano sempre tutte a lei queste relazioni terribili. Le dici che la comprendi e che ti dispiace perchè ti ricordi di quando lo aveva conosciuto e dell’attrazione fisica fortissima che sentiva per lui…credevi di essere solidale e invece hai scatenato una furia, esci dal bagno mentre ti sta urlando che lei non fa proprio caso all’attrazione fisica anzi è proprio l’ultima cosa a cui sta pensando.

  2. “Ma come fai a dire che la comprendi? Ma non vedi che si sta comportando in modo assolutamente immaturo?”. Ti sei sentita fare tante volte questa domanda. Hai spiegato al tuo amico Massimo che non stai dicendo che la persona di cui state parlando ha ragione, o che appoggi il suo comportamento, o che la vorresti come amica. Hai molto chiaro che mettere un sacco di cose crudeli sui social riguardanti una persona che in qualche modo ha ferito i suoi sentimenti è un’azione profondamente immatura… Stai dicendo però che sai bene, perché lo hai provato anche tu, che quando si sente quel tipo di dolore che ti toglie il respiro, ti piega metà nel corpo e ti fa vedere tutto buio, è difficile essere equilibrati e che c’è bisogno di un tempo per comprendere che cosa sta accadendo dentro di noi. La strada verso una reazione emotiva matura è lunga e dolorosa, non ci sono sconti né favori. Si passa da lì, dal dolore, stop. Massimo ti guarda e ti dice che adesso ha compreso e ti chiede se tu hai raggiunto una maturità emotiva. Gli rispondi che lo vedrete al prossimo litigio e ridete entrambi!

  3. Sei andata ad un corso di ceramica e la vostra insegnante Beatrice vi ha chiesto di raccontare un fatto o una storia che vi ha toccato e che vorreste rappresentare. In aula c’è un clima molto calmo, tranquillo, sembra di essere entrati in una bolla di serenità. Una delle persone presenti inizia a raccontare una storia molto cruda e tragica dove la violenza è la protagonista e dice che vuole fare una creazione in difesa della vittima. Con voce molto pacata e dolce le chiede se sta parlando della persona che è finita in ospedale e lei risponde di si. Sempre con tono delicato dice: “Personalmente provo molta compassione per la persona che non ha saputo far altro che usare la violenza, credo che la sua vita, nel suo cuore,  sarà molto difficile”. Ti guardi in giro per vedere che effetto hanno avuto le sue parole. Qualcuno ha ripreso a modellare, altri si sono fermati e sembra stiano riflettendo. Nessuno sembra voler protestare ma senti che anche se succedesse sarebbe comunque ascoltato...

Inspired by « The Gene Keys » di Richard Rudd
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